Il 2 giugno 2017 la signora Pina Giani di Sottoponte compie 100 anni. Chi è Pina? Per la comunità cattolica della Valle è una persona ben conosciuta, per gli abitanti di Promontogno e Bondo pure, ma molte altre persone forse non l'hanno sentita nominare.
Allora vale la pena di presentarla riportando le sue stesse parole pronunciate in una intervista in occasione dei suoi 90 anni.
Pina dove sei nata?
Sono nata a Castione Andevenno (Sondrio) nella frazione Martinelli il 2 giugno 1917.
Racconta della tua famiglia e della tua infanzia
La mia famiglia era formata da papà Giuseppe, mamma Maria e da 10 figli. Era contadina. Allevava mucche, pecore, capre, lavorava i prati e soprattutto la vigna che dava molto lavoro perché non c'erano macchinari.
Per raggiungere la scuola a Castione camminavo 20 minuti, ma spesso correvo per scaldarmi. A scuola dovevo portare un pezzo di legna. A 16 anni sono stata mandata a Sils presso mia zia. Questa famiglia era contadina, ma la zia cucinava per gli operai ed io aiutavo sia in cucina, sia con le bestie.
Come sei arrivata in Valle?
Pietro, che poi diventerà mio marito, aveva lavorato da Rosina a Silvaplana, poi da Picenoni a Champfer. Io ero a Sils e ci siamo conosciuti. Sono passati tanti anni, poi ci siamo sposati il 22 novembre 1947.
In seguito Pietro ha preso il posto del padre presso la panetteria Scartazzini di Promontogno e vi è rimasto per 29 anni. Così ci siamo trasferiti in Valle.
Hai passato anni difficili?
Ho passato un po' di tutto. Lavoravo a Sils da maggio a ottobre in casa della zia. A ottobre scendevo in Bregaglia con le mucche in casa di Ganzoni Paolo; qui raccoglievo anche le castagne. Rimanevo fino a dicembre, poi tornavo a Martinelli fino a maggio. Aiutavo nei lavori della vigna. Quanto freddo!
Hai ricordi particolari di questo periodo?
A Sils il lavoro era duro ma si aveva la compagnia di tanti operai valtellinesi, ci si capiva, si parlava tanto. Ricordo che c'erano molte persone che poi sono scese in Bregaglia: Matteo Picenoni, Sciuchetti Giuseppe, i fratelli Bricalli.
Puoi fare un confronto tra il passato e il presente?
Oggi è tutto diverso. Eravamo più contenti e ci si accontentava di poco. La sera si stava in compagnia delle famiglie vicine e nella buona stagione si andava in piazza e si raccontava. Ci si aiutava, si era uniti non come oggi che ognuno va per conto suo. Tutto è cambiato. Io rimpiango i tempi della mia giovinezza anche se ho dovuto lavorare sodo.
Hai qualche aneddoto di quei tempi?
So che noi eravamo contenti. In tempo di guerra c'era poco da mangiare. Il pane era razionato. Mancava il sale. Il papà per avere un chilo di sale doveva dare un ettolitro di vino. Chi aveva qualcosa della campagna viveva.
Come passavi il giorno di Natale?
Il papà si alzava il mattino presto per cuocere il «lesso». Poi alle 9.30 si andava a Messa camminando lungo il sentiero 20 minuti per arrivare alla chiesa di San Martino a Castione. In casa si faceva un piccolo presepe ed un albero. Sul davanzale della finestra trovavamo un'arancia ed alcune noci. Si giocava fra cugini. Non si facevano grandi festeggiamenti.
Ai tempi c'era più rispetto per le persone?
Eccome! Specialmente per gli anziani. Si andava nelle case a curare ed aiutare gli ammalati. Si dava del «Voi» anche ai genitori.
E vero che anni e anni fa c'era discriminazione tra vallerani e non?
È vero. I primi anni che mi trovavo qui in Valle quando passavo per strada gli anziani mi dicevano «cincali» oppure «lumberda va via». Era brutto, eravamo tenuti da parte. Ora tutti mi parlano e io posso parlare con tutti.
Cosa ricordi dei parroci che hai conosciuto?
Don Leo era venuto a Promontogno nel 1944 e vi è rimasto fino al 1949. Io sono arrivata in Valle nel 1947. Don Leo parlava tanto con la gente, era socievole con tutti. Nel 1949 è andato a Vicosoprano. A piedi scendeva a Promontogno, veniva da me a bere il caffè e raccontava delle sue galline e conigli e dell'orto.
Nel 1949 è arrivato don Attilio. Era molto ritirato; se lo incontravi salutava ma non si fermava a parlare. Io credo che leggeva, leggeva. Nel 1971 prima di partire per Roma ci ha detto: «Vi lascio questo prete molto più bravo di me».
Il prete era don Cipriano che è rimasto fino al 1975. Mi ha insegnato diverse cose: come mettere le tovaglie sull'altare, i fiori, le candele diritte. Se sbagliavo me lo diceva ed io ero contenta. Don Antonio non mi dice mai niente.
Fino a 75 anni, Pina Giani ha lavorato presso i conti Salis di Bondo come aiuto cucina e fino a circa 80 anni presso la famiglia Scartazzini di Promontogno. Nel 1967 ha assunto l'incarico di sagrestana della chiesetta di Promontogno e per quasi 40 anni lo ha svolto con amore e dedizione. Successivamente, per motivi di salute, è stata affiancata da una donna delle pulizie, ma lei, gratuitamente, ha continuato a tenere aperta la chiesa, a preparare l'altare per la Messa, a lavare e stirare le tovaglie, a sistemare i fiori. Ci aveva confidato: «Finchè posso lo faccio volentieri, se non lo facessi mi mancherebbe qualcosa».
Questa è Pina!
Una donna semplice, sincera, intelligente, di grande, grande fede. Noi cattolici le siamo affezionati e riconoscenti.
Grazie Pina!
Che Iddio ti stia vicino ancora per molto tempo.