Maya Lalive vive nel Canton Svitto, ha l'atelier a Linthal (Glarona) e una casa di vacanza a Casaccia. Quest'ultimo è il paese di origine della madre di suo marito.
Dalla sua casa di Casaccia, la vista del muro di sbarramento dell'Albigna è quotidiana. Così ha preso forma, nel tempo, la sua idea di creare qualcosa in collegamento alla diga. Nel giro di qualche anno, con il sostegno e la collaborazione della sua cerchia di persone, l'idea si è concretizzata. E giovedì 4 agosto 2016 un enorme telo di 139 metri per 10, del peso di 750 chili, è stato srotolato e appeso al muro di cemento, creando l'effetto di una crepa.
La fessura è il nome dato dall'artista alla sua installazione. «Una fessura – spiega Maya Lalive – rompe ciò che c'è, ma allo stesso tempo è fonte di nuova vita. La fessura è espressione della forza della natura. Essa rappresenta anche la fugacità e la provvisorietà di ogni cosa, e porta con sé il messaggio positivo che nella trasformazione nasce sempre qualcosa di nuovo».
Anche l'installazione non avrà lunga vita, essendo prevista soltanto per quattro settimane. A fine mese essa verrà smantellata e tagliata, e i pezzi regalati (agli sponsor, per esempio) oppure venduti a completamento della copertura dei costi. A questo proposito infatti, malgrado l'artista non ne abbia ricavato nulla e nonostante il volontariato completo o parziale dei suoi collaboratori, l'impresa è venuta a costare circa 300'000 franchi, raccolti quasi tutti presso privati.
Con RockArt2016 Maya Lalive mescola arte, tecnica, architettura e natura in un'unica opera, che lei stessa ha visto per la prima volta il giorno dell'esposizione.