Metti che un giorno i giochi tradizionali decidano di andare «in vacanza» e al loro posto arrivino scatole di cartone, bottiglie vuote e contenitori di latta. Che si fa? La sfida è aperta e l’esito tutt’altro che scontato. Ma vale la pena provare, per vedere l’effetto che fa. E il risultato, manco a dirlo, è sorprendente.
Dopo un comprensibile smarrimento iniziale – perché mai i giochi se ne sono andati in vacanza? e in cantina, poi… – i bambini sono entrati subito nello spirito del gioco e, come artisti nel pieno della fase creativa, hanno cominciato ad inventare, uno dopo l’altro, i loro «nuovi» giochi. «Quando ci siamo trovati per pianificare le attività di quest’anno – spiega la direttrice del Nido Borgo, Francesca Zala – abbiamo pensato di inserire tra gli obiettivi quello di insegnare al bambino a giocare con poco. Così è nata l’idea del progetto, col quale i bambini hanno avuto l’opportunità di creare i loro giochi e di imparare giocando con il materiale riciclato. All’inizio non sapevamo quale sarebbe stata la reazione e ci eravamo preparati anche al fatto che, dopo un po’, subentrasse la noia. Invece, quello che è successo è stato straordinario: quando hanno capito che dai cartoni e dalle bottiglie potevano nascere nuovi oggetti, i bambini hanno cominciato a prendere loro l’iniziativa e (cosa che ha sorpreso anche noi) hanno giocato meglio che con i giochi strutturati». Ovviamente il lavoro ha richiesto una preparazione da parte delle educatrici, che sono state brave nel coinvolgere i bambini fin dalle fasi iniziali. «Non volevamo che il progetto fosse calato dall’alto – racconta Nicole Heis, educatrice responsabile del Nido – per questo ci siamo fatte aiutare dai bambini a portare “in vacanza” i vecchi giochi e a sostituirli con il materiale di riciclo. All’inizio gli abbiamo fatto vedere che cosa si poteva fare con i cartoni e le bottiglie ma, dopo una prima fase di osservazione, i bambini si sono calati subito nel gioco e, da un momento all’altro, hanno cominciato a creare. È stato bello vedere come abbiano saputo divertirsi, partendo da oggetti semplici». Una reazione affatto scontata e che ha permesso alle educatrici – oltre a Francesca Zala e Nicole Heis, Tania Semadeni, Lucie Bertschinger, Francesca Luminati Bana e Lucia Mosconi – di fare qualche riflessione. «I bambini hanno una innata capacità creativa, che spesso siamo proprio noi adulti a bloccare, senza che ne rendiamo conto – osserva la direttrice –. I giochi stessi che gli compriamo, magari spendendo anche tanti soldi, a volte sono più di ostacolo che di stimolo. Sicuramente è un aspetto sul quale vale la pena soffermarsi a riflettere».
Visto l’entusiasmo col quale il progetto è stato accolto dai bambini e, di riflesso, anche dalle famiglie (che, in qualche caso, si sono lasciate contagiare e hanno cominciato a ripetere l’esperimento anche a casa), le educatrici hanno deciso di prolungare di qualche giorno la «vacanza» dei giochi tradizionali, che avrebbe dovuto terminare il 25 maggio. Un fuori-programma inatteso, che diventa anche congeniale. «A fine giugno abbiamo il trasloco – conclude Zala –. Quando siamo partiti col progetto non l’avevamo in programma ma, a questo punto, alcuni dei vecchi giochi potremmo portarli direttamente nella nuova sede». Insieme, ovviamente, ad alcuni di quelli creati dai bambini, che hanno un unico difetto: essendo fatti di cartone, non sono eterni. Ma nessuno lo è. E anche questo è un bell’insegnamento.